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Dopo Dublino la triestina Linda Simeone conquista la mezza maratona di Amsterdam

Sono sbarcata ad Amsterdam con il desiderio di inserire il cuore dentro una lavatrice. Correre una mezza maratona è come fare il giro del cestello mille volte a una velocità pazzesca. Il cuore e la testa prima iniziano insieme poi si separano e infine il corpo si separa da se stesso. E nello sprint finale si ricongiunge tutto, esattamente quando il tuo corpo dice “se non molli ora ti mollo io un crampo”. Le tue gambe chiedono pietà e la tua testa dice “ora basta siamo quasi arrivati ultimo sforzo”. La testa si mette al lavoro e si arriva al traguardo esausti come non mai. È una questione di testa e gambe. È una questione di amore. È una questione e basta. Fatto sta che le mie scarpe hanno toccato suolo olandese e le mie gambe hanno iniziato a tremare. La parte più lucida di me ha chiesto: “Linda, scoltime a mi, ma perché ogni volta te se metti in ‘ste grane che non te sa nianche ti come che finissi?”.

Nessuno ha risposto. Meglio così.

Queste corse sono una delle cose più strane che io riesca mai a vivere: passo 21 km a maledirmi sulle mie scelte folli e non appena attraverso il finish sono già a studiare quale sarà la mia prossima destinazione.

Lascio la valigia in albergo e vado a prendere la pettorina allo stadio.

Si capisce subito che c’è un’aria festosa:

Cartelloni luminosi su tutta la strada;

Marathon di qua;

Half Marathon di là;
8 km per di lì;
Child Run giù di là.

Ma quanta cavolo di gente parteciperà a questa gara? Più di 50.000 persone, ho scoperto solo dopo. Avvicinandosi allo stadio per il pick up incontro migliaia di runner, qualcuno con la borsa della mizuno presa, altri, invece,con l’aria smarrita di chi ancora non sa dove recuperare il bip number e la pettorina. In questi casi mia nonna mi ha sempre consigliato: “Linda segui la mularia te vedi che no te sbai…”

Inizia la prima fila. Almeno 10 minuti per entrare allo stadio; 10 minuti per recuperare il numero; 10 minuti per capire come uscire dall’ expo. La bag è composta dalla bag, appunto, e dsl bip number. Ho dovuto comprare le clips in un negozio di decoupage alla bellezza di 7 euro…

Fila. Fila ovunque. Noi triestini non ne piasi la fila, maledizion. Neanche la calca. A meni che non sia quella per andar a barcola o per entrar pedocin.

Torno alla maison prendo un’aspirina “che fluidifica il sangue” e muoio fino al giorno successivo.

Domenica 15 ottobre

Il giorno della gara è sempre un’incognita. Non sai mai come ti alzi. Se sei stanco, se sei di buon umore; poi a questo giro mi sono infilata un’altra volta in un’incognita senza precedenti. Oggi si corre all’ora di pranzo. Start 13.30.

Ghe la farò mai?

Voi dovete sapere che TUTTI i miei amici mi prendono in giro per gli orari impossibili ai quali mi alzo per andare a correre. Ma dannazione, allenarsi per una mezza maratona non è una passeggiata. Mi preparo tabelle di allenamento che seguo scrupolosamente; bisogna anche fare una dieta specifica… È poi ho un figlio. Ma vi dirò di più: ho pure un lavoro!!!

Quindi appena trovo uno spazio libero vado a correre. Meglio se la mattina presto per poter riuscire a non far pesare questa mia passione su tutte le mie attività principali.

Insomma, non stupitevi se mi vedete sfrecciare alle 6 di mattina per le strade di Trieste. Rosa evidenziatore, munita di sorriso e fascetta bianca: si sono Io!

Anche questa volta non avevo idea dell’altimetria (salite e discese della gara), non perché non l’avevo cercata, ma proprio perché non c’era né sul sito né da nessun’altra parte.

Dritto. Ho sperato.

E poi, per fortuna, dritto è stato.

2.20 ora di corsa estenuante. Un caldo pazzesco, 22 gradi, che neanche in estate porca miseria!!!

Durante il tragitto si susseguivano continuamente ambulanze: almeno otto persone erano stese sulla strada aiutati dall’assistenza medica. Una era persino coperta dai poliziotti con dei teloni rossi. Io sono passata mettendo la mano sul viso. Era meglio non guardare!

In un libro che ho letto sulla corsa c’era scritto che una persona ogni 60.000 durante una maratona muore. Eravamo 56.000 persone. Più o meno i calcoli tornano. Ma io non voglio pensarci. Io dovevo correre. Correre, resistere, e, a ‘sto punto, non collassare.

La cosa più bella che ricorderò di questa corsa è l’arrivo situato proprio al centro dello stadio di Schiphol. Infatti non è importante che tu sia il primo o che sei la più grande polenta dell'universo, quando tagli il traguardo TUTTO LO STADIO ESULTA. Come se fossero là per solo te...

Io che mi ero promessa questa volta di NON PIANGERE, non ce l’ho fatta. Ma diavolo hai uno stadio che ti applaude e come si fa a non piangere e quando mi ricapita? Mani al cielo dopo il finish e lacrimoni: Vittoria!!!

Ce l’ho fatta un’altra volta.

Pagina di Linda in runnerland per messaggi e richieste. https://www.facebook.com/lindainrunnerland/

Linda ha corso per la seconda volta con i pantaloni marchiati Lions Club Duino, di cui fa parte per sostenere i service organizzati.