Segnalazioni

Uber ko, le lobby vincono ancora una volta

Non c’è pace in Italia per la libera concorrenza. Il nostro Paese non dà alcun segno di vita nell’ambito del libero mercato, schiacciato da lobby le più disparate: monopoli inattaccabili e cartelli più o meno evidenti.

A soccombere (almeno per il momento..) è stato il popolare servizio di trasporto "Uber", fortemente avversato dai tassisti in quanto, a loro giudizio, andrebbe a far loro concorrenza sleale.

Anche in Germania, c'è stata una sollevazione analoga da parte dei tassisti che ha portato l’affossamento di Uber da parte de Governo, ma gli utenti tedeschi non si sono persi d’animo ed hanno sollecitamente creato un servizio analogo a quello soppresso chiamandolo solo con un altro nome.

In Italia verosimilmente non sarà così e la lobby dei tassisti la avrà sicuramente vinta come è stato recentemente anche per altre iniziative che toccavano gli interessi di quella categoria.

L’arretratezza dell’Italia si vede anche da questo: un mercato maggiormente libero porterebbe vantaggi sia per i consumatori con prezzi decisamente più favorevoli, a patto ovviamente che non si creino cartelli più o meno occulti, sia per una spinta propositiva alle aziende che, essendo costrette a fronteggiare una maggiore concorrenza tra di loro dovrebbero rimboccarsi le maniche aggiornandosi e puntando giornalmente al miglioramento del servizio o del prodotto offerto.

Purtroppo nel nostro Paese una grande quantità di questi preferiscono vivere sfruttando lei rendite via via acquisite nel tempo, non investendo i propri capitali e guadagni in innovazioni e nuove tecnologie, ma preferendo invece azzoppare ed affossare eventuali concorrenti che in qualche modo potrebbero mettere in pericolo la propria rendita di posizione.

Anche da ciò l’Italia dà prova di poca propensione ad affrontare la concorrenza internazionale, sempre più agguerrita e competitiva, adagiandosi invece nel più totale immobilismo, abituata come è a non dover competere con alcuna  concorrenza e preferendo invece investire il proprio tempo e le proprie energie a sfruttare tutti i possibili sotterfugi per evitare di mettersi in gioco.

Un cambiamento culturale è necessario nel brevissimo periodo, anche con politiche che censurino e puniscano comportamenti che vanno a svantaggio della concorrenza e quindi dei consumatori. Ne va dell’economia dei prossimi anni.

LUCA MARSI

Sociologo