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Trieste ha la memoria corta, la tomba di Diego de Henriquez in stati pietosi

Penso che moltissimi triestini conoscano la storia dello stravagante e grandissimo collezionista Diego de Henriquez come tanti non più giovanissimi si ricorderanno dei suoi cimeli di grandi dimensioni quali carri armati, cingolati e cannoni che per moltissimi anni erano alla mercè delle intemperie in quel di Trebiciano. Penso che tutti gli amanti di reperti bellici sia della prima che della seconda guerra mondiale abbiano tirato un sospiro di sollievo quando finalmente fu deciso, dopo la dismissione della caserma Duca delle Puglie di via Cumano che ospitava allora il 14° gruppo artiglieria da campagna Murge, di creare un museo con parte di questi reperti dandogli il nome di Civico Museo di Guerra per la Pace “Diego de Henriquez” (in quel reparto negli anni 70 avevo soggiornato anch'io per circa un mese in quanto in quella caserma si preparavano i futuri autisti militari che provenivano appunto anche dalla caserma di via Rossetti dell'allora 1° Battaglione motorizzato S.Giusto).

Perché questa prefazione? Perché proprio in questi giorni ho potuto leggere nel quotidiano locale l'intervista fatta alla conservatrice Antonella Cosenzi la quale appunto asseriva che tale raccolta si implementerà con nuovi reperti che sono in fase di accurato restauro. Questa notizia non può che farmi piacere anche se devo purtroppo sottolineare una dolente nota a riguardo che fa si che questa passi un po' in secondo piano ed è quella relativa allo stato indecoroso della tomba del Henriquez. Ritengo che sarebbe una cosa deplorevole aver intitolato, mantenuto e giustamente pubblicizzato un simile museo per poi lasciare in completo stato di abbandono la tomba di chi ha permesso la realizzazione di tutto questo. Mi auguro di ricevere una risposta dalle istituzioni siano queste rappresentate nella persona della Direttrice dei Civici Musei di Trieste che da chi è competente in merito e allego la foto da me fatta nel cimitero di guerra di via della Pace dov'è ubicato quello che resta della tomba e guardando quest'immagine penso che non occorra aggiungere altro.

Fabricci Paolo


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