Unioni civili, Rovis (Tp): «Diverso dal matrimonio, ma rispetto per le persone sia uguale»
Sull'applicazione della Cirinnà a Trieste dice la sua anche il coordinatore di Trieste Popolare, Paolo Rovis
«La scelta del Comune di Trieste di vietare l’uso della saletta di piazza Unità per officiare le unioni civili ha tutta l’aria di un dispetto». Entra nella polemica su come e dove applicare la Cirinnà anche Paolo Rovis, coordinatore di Trieste Popolare: «Perché è vero che l’unione civile è altro rispetto al matrimonio. È probabilmente vero che la legge non impone di utilizzare il medesimo spazio e le medesime giornate per i due diversi atti amministrativi. Certo è che neppure lo vieta. È quindi il classico caso in cui andrebbe superato l'atteggiamento da burocrate e dovrebbero invece subentrare sensibilità e, più prosaicamente, opportunità politica. Entrambe suggeriscono che su temi delicati, che investono le persone e i loro sentimenti, una pubblica amministrazione dimostri totali imparzialità e rispetto. E non basta che lo faccia, deve anche evitare qualsiasi sospetto che ciò non stia avvenendo».
«Il sindaco Roberto Dipiazza è uomo pratico e intellettualmente libero, mai animato (almeno finora) da furori ideologici - sottolinea il coordinatore di Trieste Popolare -. Un tempo, per questioni come questa, avrebbe adottato la linea del “si faccia come va bene a loro” posto che, evidentemente, nulla viene tolto ad altri. Spero ci rifletta e riveda le decisioni prese».
«Tra matrimonio e unione civile c’è differenza ed è giusto ci sia. Ma non si può fingere che l’unione civile sia una banalità da “orario ufficio” e non riguardi, invece, due persone che formalizzano di fronte alla propria comunità il loro rapporto affettivo. Persone - conclude Rovis - la cui unione è altra da quelle fra sessi opposti, ma le cui sensibilità e dignità sono uguali. E vanno trattate con lo stesso rispetto».