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Le sette meditazioni intorno a Giorgione di Anagoor

ph andrea pizzalis

«Il teatro di Anagoor – scrivono i componenti di questo gruppo, velocemente impostosi fra le eccellenze del teatro d’innovazione italiano – risponde ad un’estetica iconica che precipita in diversi formati finali dove le performing arts e la scena ipermediale entrano in dialogo; penetra nei territori di altre discipline artistiche e pretende, tuttavia, con forza, in virtù della natura di quest’arte, di rimanere teatro».

Sintetizzano in questo modo l’idea su cui si fonda il loro linguaggio articolatissimo, carico di stratificazioni di significati, di rifrazioni culturali e contaminazioni. Un linguaggio che in “Virgilio Brucia” e in “Socrate il sopravvissuto” ha affascinato gli spettatori dello Stabile regionale. Anagoor si ripresenta, dunque, per la terza stagione consecutiva, e porta al Rossetti uno spettacolo creato nel 2009, e forte della consueta incisività e visionarietà. Al centro della messinscena è la figura del Giorgione, pittore di Castelfranco (con cui dunque Anagoor condivide le radici vene- te) vissuto fra il XV e il XVI secolo.

Simone Derai, regista del gruppo e autore – assieme a Laura Curino – dello spettacolo, è conscio dell’impossibilità di tracciare una tradizionale biografia di quello che appare come uno dei più enigmatici protagonisti della storia dell’arte. Si affida allora alla recitazione di del bravo Marco Menegoni – che restituisce documenti, versi poetici, descrizioni delle opere – e a un suggestivo mosaico di immagini dai dipinti, proiettate sui due schermi che dominano la scena come tele intonse, in attesa di un segno pittorico. Una via espressiva che gli artisti hanno seguito nella certezza che mettere a fuoco la personalità del pittore risulterebbe difficile, come osservare la costellazione delle sette sorelle, le Pleiadi: si vedono meglio se non le si fissa direttamente. «In questa sorta di lezione d’arte, poetica – spiegano – sono raccontati l’artista, il suo tempo, il respiro delle opere, il clima che le pervade. (...) Volgiamo lo sguardo verso questa ideale costellazione. Per ciascun astro una meditazione. Silenzio, natura umana, desiderio, giustizia, battaglia, diluvio e tempo sono i temi che nutrono le sette contemplazioni di altrettante opere di Giorgione: la Pala, i Ritratti, la Venere Dormiente, la Giuditta, i Tre Filosofi, la Tempesta, il Fregio».

Il teatro allora si fa strumento di “meditazione” sull’arte del Giorgione e diviene tramite efficace per tendere un filo di emozioni, di echi, di pensiero fra la sua ispirazione e le inquietudini contemporanee.


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