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Al Rossetti "Cita a ciegas", il capolavoro dell'argentino Mario Diament

Riprende dall’8 gennaio la stagione Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, con un testo contemporaneo e ricco di fascinazioni “Cita a ciegas” dell’argentino Mario Diament. Un girotondo d’amori, legami, rivelazioni cui dà vita – diretto da Andrée Ruth Shammah – un cast di primo livello: Gioele Dix, Laura Marinoni, Elia Schilton, Silvia Giulia Mendola, Valentina Bartolo. Repliche fino a domenica 12 gennaio alla Sala Assicurazioni Generali”. Un cast di primo livello in cui figurano Gioele Dix, Laura Marinoni, Elia Schilton, Silvia Giulia Mendola, Valentina Bartolo danno vita a un affascinante girotondo d’incontri, amori, segrete rivelazioni in “Cita a ciegas” in scena al Politeama Rossetti dall’8 al 12 gennaio per la stagione di Prosa del Teatro Stabile regionale.

Mario Diament

Apprezzato a livello internazionale, Diament ha al proprio attivo oltre trenta lavori teatrali, saggi, romanzi e una rilevante carriera da corrispondente dall’estero (Europa, Medio Oriente, Stati Uniti) e da direttore di importanti quotidiani. «È un intellettuale interculturale – lo definisce la regista Andrée Ruth Shammah che per la prima volta in Italia allestisce “Cita a ciegas” – un emigrato (a New York e in Israele prima di stabilirsi in Florida) ed esule che scrive della e sull’Argentina, sull’identità e sull’isolamento, tanto come fece il grande Borges». “Cita a ciegas” è il suo testo più rappresentato: al debutto a Buenos Aires sono seguiti cinque anni di cartellone ed il successo è stato deciso in tutto il Sud America, ma anche negli Stati Uniti, a Parigi, Stoccolma, Spagna, Ungheria…

I temi

Andrée Ruth Shammah non ha avuto dubbi nell’inserirlo fra le produzioni del milanese Teatro Franco Parenti: la regista ha dichiarato di aver avuto un vero “colpo di fulmine” per il testo ed i temi che sviscera, come il rapporto intimissimo fra madre e figlia, la mancanza di amore, il destino… I temi arrivano anche attraverso un meccanismo emotivo e sono espressi spesso attraverso un umorismo particolare. Per percepire appieno le vibrazioni, le atmosfere argentine del testo la regista non ha esitato a trascorrere un periodo a Buenos Aires, abitando proprio in Plaza San Martin, dove su una panchina amava sostare e riflettere l’anziano Jorge Borges.

Quella panchina e il poeta sono citati nella pièce di Diamant, il cui punto focale è appunto un attempato scrittore cieco, che medita su una panchina, circondato da lussureggianti fiori di jacaranda. Lo interpreta Gioele Dix che seduto “al buio” nel parco, tende in realtà potenti dinamiche emotive con gli altri personaggi e li aiuta a “vedere” profondamente nel loro intimo, nelle loro passioni e nel loro destino.

Sembra sia il caso a governare questo girotondo di rivelazioni, ossessioni, legami: un bancario (Elia Schilton, da poco applaudito ne “Il gatto” alla Sala Bartoli) siede un giorno accanto allo scrittore e gli confida la sua crisi di mezza età e il suo amore frustrante per una scostante giovane scultrice (Valentina Bartolo). Il destino la porterà poco dopo sulla stessa panchina a raccontare all’anziano la sua storia con un uomo maturo (il bancario). Ci si sposta poi nello studio di una psicologa (Silvia Giulia Mendola) durante una seduta con un’assistita (Laura Marinoni): il loro dialogo rivela che la prima è moglie del bancario (con cui avrà poi un duro confronto) mentre la seconda è l’infelice madre della scultrice. Il cerchio si chiude quando la signora sosta a propria volta sulla panchina e lo scrittore riconosce in lei la donna che molti anni prima incrociò in una metropolitana, innamorandosene all’istante.


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