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“Lezioni di storia”, con Sergio Luzzatto

Domenica 12 aprile, al Teatro Verdi di Trieste, con inizio alle ore 11.00, si terrà l'ottavo appuntamento in programma della seconda edizione di “LEZIONI DI STORIA”- dal titolo “Guerra 1914 -1918” - promosse dal Comune di Trieste, ideate dagli Editori Laterza, sponsorizzate da AcegasApsAmga Società del Gruppo Hera, realizzate con il contributo di Fondazione CRTrieste, con il sostegno di Assicurazioni Generali e la collaborazione de “Il Piccolo”. Ingresso libero fino ad esaurimento posti.

È il 2 luglio del 1914. I corpi dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo e della moglie Sofia sfilano in corteo per le strade di Trieste. Il loro funerale è la prima sequenza del funerale d’Europa. In pochi mesi il mondo intero sarà segnato da una guerra senza precedenti per strategie, per impiego di mezzi tecnologici e per numero di morti.  Sarà proprio il primo conflitto mondiale il nucleo tematico del secondo ciclo di Lezioni di storia, dal titolo “Guerra 1914-1918”. Dopo il successo di pubblico dello scorso anno, nove autorevoli storici – introdotti dai giornalisti de “Il Piccolo” – tornano al Teatro Verdi di Trieste la domenica mattina alle ore 11, dal 18 gennaio al 26 aprile 2015. Con loro ripercorreremo le tappe principali della guerra che ha aperto il Novecento europeo e i cui effetti sugli equilibri mondiali, sulle popolazioni e sulle società coinvolte sono stati di lunga durata. 

Domenica 12 aprile, Sergio Luzzatto, insegnante di Storia moderna all'Università di Torino, parlerà sul tema “Corpo. Il milite ignoto, figlio d’Italia”. Introduce Alessandro Mezzena Lona

La tumulazione del milite ignoto, nel novembre 1921, è stata forse la più importante cerimonia nazionale dell’Italia unita. Le spoglie di uno degli oltre duecentomila soldati caduti e mai riconosciuti divennero – per tutti gli italiani – il simbolo stesso della Grande Guerra. Ma quella del milite ignoto non è soltanto una storia di anonimato simbolico. È la storia di un caduto triestino con un nome e un cognome: Antonio Bergamas. La sua vicenda è emblema di un destino condiviso non soltanto nella morte, ma anche nella vita.


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