Cronaca

Fallimento Colombin, arrestato l'ex azionista di maggioranza

Salvatore Tuttolomondo è finito nei guai assieme al fratello Walter e al manager di fiducia Roberto Bergamo a causa dell'affare legato all'acquisto del Palermo Calcio

Si erano presentati a Trieste come i salvatori della Colombin, ora ad aver bisogno di essere salvati sono proprio loro. I fratelli Salvatore e Walter Tuttolomondo sono stati arrestati nell’ambito di una complessa indagine del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, operazione che ha coinvolto anche Roberto Bergamo, padovano, manager di fiducia dei due imprenditori campani e raggiunto dal divieto di esercitare imprese per un anno.

Sequestro di oltre un milione e 300 mila euro

Riferite all’acquisto proprio del Palermo calcio (l’operazione è stata soprannominata “Tempi supplementari”), le accuse per gli indagati vanno dalla bancarotta fraudolenta all’indebita compensazione (il solito giochino dei crediti inesistenti ndr), dall’autoriciclaggio fino al falso e all’ostacolo alle funzioni di vigilanza della commissione di Vigilanza sulle società di calcio. Durante l’operazione, i finanzieri hanno provveduto al sequestro di 1.395.129,31 euro.

Le pesanti accuse

Secondo l'accusa legata a “Tempi supplementari”, i Tuttolomondo, con l'aiuto di  professionisti e uomini di fiducia, "avrebbero saldato debiti fiscali mediante utilizzo in compensazione di crediti fiscali inesistenti, per 1,4 milioni di euro; effettuato false comunicazioni alla Covisoc in relazione all’assolvimento degli adempimenti relativi al pagamento degli stipendi ai dipendenti e al versamento delle imposte; in pendenza di richiesta di concordato preventivo, effettuato pagamenti non autorizzati dal Tribunale di Palermo, per oltre 200.000 euro a favore di professionisti di riferimento in danno degli altri creditori; distratto la somma di 341.600 euro dal conto corrente della società calcistica a favore di una società a loro riconducibile priva di reale operatività, giustificando l’operazione quale anticipo del compenso previsto per l’affidamento di un incarico di consulenza in realtà simulato; provveduto successivamente a impiegare la predetta somma in ulteriori attività economiche, in modo da celarne la provenienza delittuosa".

Lo scandalo

Dopo lo scandalo fatto emergere da Il Piccolo attraverso la testimonianza dell’avvocato Pasquale Giordano, ex membro del consiglio d’amministrazione della Colombin che aveva raccontato i traffici societari tra l’Italia e una banca di Cipro, e il fallimento della storica impresa triestina datato 23 settembre, sullo sfondo non rimane che la tristezza. I quesiti da porre oggi potrebbero essere tanti, anche da parte di chi era dipendente della Colombin e leggerà la notizia, forse con amara soddisfazione, dell'arresto degli imprenditori originari di Portici (Napoli). Tuttavia, nelle 228 pagine che compongono l’ordinanza non vi è traccia di riferimenti agli affari triestini del Tuttolomondo. La "farsa" della Colombin, infatti, è iniziata subito dopo. 


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