Cronaca

La storia di Gianni Pavovich, grande violinista triestino dimenticato

Ricorre oggi, 11 aprile, la nascita di uno degli storici violini di spalla del teatro La Scala di Milano e del Verdi di Trieste. La sua gioventù è stata legata a quella dell'amico Carlo Stuparich, fratello di Giani. I due sono stati divisi dalla Grande Guerra perché schierati in eserciti nemici

Gianni Pavovich in una foto del 1917

Oggi sarebbe stato il 122esimo compleanno di Gianni Pavovich, violinista triestino e grande personalità nel panorama musicale del Novecento, dalla carriera lunga e di respiro internazionale anche se non debitamente ricordato al giorno d'oggi. Alcuni lo associano al nome di uno dei suoi migliori amici: Carlo Stuparich, anch'esso virtuoso del violino nonché fratello del celebre scrittore. Due destini segnati dalle due guerre e dalle storie di confine, legati a filo doppio dalla passione per la musica ma dagli esiti molto differenti. Carlo non vedrà infatti la fine del primo conflitto mondiale e si toglierà la vita a soli 22 anni per non cadere nelle mani del nemico. Non così per Gianni, che vivrà fino all'età di 95 anni e la cui carriera fiorirà nell'humus della vibrante e multietnica città giuliana.

La vita

Gianni Pavovich nasce l'11 aprile del 1897 a Smirne, in Turchia, dove il padre era funzionario del Lloyd Austriaco, per poi trasferirsi a Trieste, all'epoca brulicante porto dell'impero austroungarico. Tempi in cui i triestini assistevano al boom delle prime auto, iniziavano a scoprire il concetto di tempo libero camminando per le strade dove campeggiavano i manifesti pubblicitari di Marcello Dudovich e si fermavano a curiosare l'intenso traffico delle navi sul molo San Carlo, oggi molo Audace. In poche parole assistevano ai grandi cambiamenti del primo '900, ignari di ciò che sarebbe successo nel 1914. Il giovane Pavovich, in quel periodo, si esercita con la musica guidato dal maestro Arturo Vram, e in questi anni conosce il l'amico e compagno di studi Carlo Stuparich. Nel 1910 Gianni si trasferisce a Budapest ma intanto la storia fa il suo corso e gli equilibri internazionali prendono pieghe sinistre.

La grande guerra

Allo scoppio della Grande Guerra il violinista viene arruolato come sergente nell'esercito austro-ungarico, mentre l'amico Stuparich si arruola da irredentista nel territorio giuliano. Nel frattempo Pavovich fonda una piccola orchestra, con cui suona il violino anche sulla linea del fronte. A volte i due violinisti suonavano durante le battaglie dalle trincee degli schieramenti contrapposti e, possiamo immaginare, si ascoltavano a vicenda cercando di sovrastare con la musica il clamore della guerra. Purtroppo solo uno dei due amici uscirà vivo da quelle battaglie perché Carlo si darà la morte dopo aver perso tutti i suoi compagni nel tentativo di riconquistare Punta Corbin, nel 1916.

La carriera musicale

A guerra finita, Pavovich assume il primo leggìo del popolarissimo Quartetto Triestino, succedendo ad Augusto Jancovich. Un ensemble che diverrà il simbolo della fervente scena musicale triestina di quei tempi, punto d'incontro tra il romanticismo tedesco, il melodramma italiano e la musica slava. Nello stesso periodo Pavovich lavora come primo violino di nell'Orchestra della Scala, diretta da Arturo Toscanini, e in quegli anni prenderà parte a 120 concerti tra Italia, Stati Uniti e Canada. Negli stessi anni fonda a Trieste il Trio Zuccoli-Pavovich-Sigon . Tornerà poi stabilmente a Trieste, alternando l'attività di docente al Conservatorio Tartini (dove sarà titolare della cattedra di violino dal 1925 al 1967) a quella di primo violino di spalla nell'Orchestra del Verdi.

Gianni Pavovich si spegne nella città giuliana nel 1982. Il violino di Gianni Pavovic è stato costruito da Pietro Randa a Brescia nel 1773. Per un periodo andò perduto e venne ritrovato sul Monte Grappa. Nel 2012 è stato donato al museo teatrale da Maria Teresa Portaluri.


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