Cronaca

"Il neo-irredentismo italiano "ficca" D'Annunzio in piazza della Borsa a Trieste per celebrare la marcia su Fiume"

Riceviamo dal signor Livio Sirovich e pubblichiamo. 

Vogliamo provare a guardare nel polverone sollevatosi attorno alla statua del "Poeta-Soldato"? Intanto, quella di Gabriele D'Annunzio, prossimamente sugli schermi di Piazza della Borsa a Trieste, sarà la copia della copia di una statua già collocata al Vittoriale; ma in epoca di multipli non è il caso di andare per il sottile. Il punto è un altro: la giunta comunale di Trieste intende forse celebrare il letterato? Come è stato fatto per le statue di Joyce, Saba e Svevo? Oppure i promotori hanno obiettivi diversi? Dato l'ingombro del personaggio scelto stavolta, qual è la valenza civica e morale, e perché no: politica, dell'iniziativa

Claudio Magris pro (?)

Da una parte, da fonte molto autorevole (Claudio Magris, Il Corriere 12/6/2019), leggiamo che in D'Annunzio «la fondamentale componente nazionalista è indiscutibile [...] ma l'impresa di Fiume è ben piu complessa della faciloneria con cui Ia si giudica. [...] D'Annunzio è stato e dunque è, come ben sanno anche quelli che giustamente lo detestano sui piano politico e civile, un grande, grande poeta d'ltalia, d'Europa e del mondo». Quindi - par di capire - non ci dobbiamo stracciare le vesti se il Sindaco di Trieste gli erige una statua nel salotto buono della città. Tant'è che il Corriere titola Magris così: «La statua del Vate che divide Trieste. Perché mi schiero con D'Annunzio».

3000 contro, ma con una petizione zoppicante

Dall'altra, 3000 persone (compreso chi scrive) hanno subito firmato una petizione contro la statua, anche se il testo lasciava alquanto a desiderare. Si rimproverava infatti D'Annunzio anche per essere di fuori Trieste e più di qualcuno ha firmato con qualche distinguo. Fatto sta che il promotore (un autonomista nostalgico dell'Austria-Ungheria), infastidito dalle critiche dei dannunziani, ma anche dal "fuoco amico", nonché dalla presunta compravendita di dati da parte della piattaforma change.org - denunciata da L'Espresso - all'ultimo momento ha ritirato la sua petizione, e ti saluto 3000. Gioie e dolori della democrazia 4.0. Orbene - si diceva un tempo -, secondo me né il grande intellettuale né il protestatario triestin-viennese hanno colto il nocciolo del problema, che non è il valore letterario del "Vate" (e tanto meno il suo luogo natìo).

Lode invece a chi ha davvero tentato di aiutarci a capire: Martini, Barbo jr e altri del PD in Consiglio comunale e poi gli scrittori Veit Heinichen, Paolo Rumiz, e qualche esponente di sinistra. Tutti hanno provato a spiegare quanto segue. 

La vera questione è politica

Ad orientarci nel polverone ci aiuta la data scelta per l'inaugurazione della mostra e della copia della statua: il centenario dell' "Impresa fiumana". Lo conferma la delibera n. 233 adottata dalla Giunta comunale. Non si celebra tanto il poeta quanto il "Comandante", l'uomo politico ipernazionalista, che disprezzava i croati e sognava, dopo essere marciato su Fiume, di marciare su Roma. "Ma il sindaco Dipiazza ha negato che D'Annunzio abbia mai scritto qualcosa contro i croati!".

Negare sempre consigliano gli avvocati. Non si fa una colpa al sindaco di non conoscere ciò che si accinge a celebrare. Capita. Ecco le invettive che il "Comandante" lanciava proprio nel 1919: «Il croato lurido, s’arrampicò su per le bugne del muro veneto, come una scimmia in furia, e con un ferraccio scarpellò il Leone alato (...) quell’accozzaglia di Schiavi meridionali che sotto la maschera della giovine libertà e sotto un nome bastardo mal nasconde il vecchio ceffo odioso» (G. D'Annunzio, Il Sudore di Sangue, Meridiani Mondadori, 2005). Devono averlo male consigliato. 

Con la promozione del Centro Studi RSI

Egli racconta di aver preso la decisione della copia della statua durante una passeggiata con Giordano Bruno Guerri. Personaggio complesso, simpatico filibustiere, questo Guerri, che promuove la mostra su D'Annunzio concedendo una lunga intervista video - ottime la regìa e le musiche! - nientemeno che al Centro Studi della Repubblica Sociale Italiana Salò (CSD-RSI). Controllare per credere a questo link. Ma ve la immaginate, in Germania, la presentazione di una mostra, che so, su Céline, Ernst von Salomon ("bello" il suo romanzo autobiografico sui Freikorps «I proscritti» del 1930), o sul poeta e "Comandante" Anton Drexler, a opera di un Centro Studi del III Reich? Invece da noi è possibile, pare.

Del resto, gli onori al "Comandante" sembrano in sintonia con altre intitolazioni desiderate o realizzate da Dipiazza non si sa quanto consapevolmente: Niccolò Giani (fondatore dell'Istituto di Mistica Fascista e teorico dell'antisemitismo italiano), Almerigo Grilz (ex capo del Fronte della Gioventù, poi giornalista di guerra anche usando le precedenti entrature), Mario Granbassi (giornalista-propagandista fascista volontario nella guerra di Spagna nel 1939) tutti caduti in servizio. 

Trieste celebrerà un golpista sfortunato

Motivo dell'attuale protesta è che stiamo per tessere le lodi di uno fra i peggiori interpreti della Storia d'Italia dell'immediato primo dopoguerra. La storiografia è infatti pressoché unanime (penso in particolare alla biografia di Mussolini del De Felice) nello spiegare che ad aspirare a colpi di stato erano in tre: D'Annunzio, il Duca Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta, e Mussolini. Il più scaltro e veloce battè i primi due sul tempo. Che colpo di stato avrebbe fatto D'Annunzio? E chi lo sa! Sbagliato definirlo semplicisticamente fascista, D'Annunzio era dannunziano, nazionalista estremo, edonista estremo, bravissimo promotore di sé stesso, eroe soprattutto con la pelle degli altri. 

Il grido del presidente Tajani

E purtroppo l'iniziativa di celebrare l'Impresa fiumana non è una rosa nel deserto del 2019. Arriva dopo che il presidente del Parlamento europeo Tajani il 10 febbraio scorso ha gridato "Viva l'Istria italiana! Viva la Dalmazia italiana!" a pochi chilometri dal confine con la Slovenia. Ce ne fosse bisogno, lo "spirito" dell'attuale celebrazione "si svela" (D'Annunzio) nel modo del tutto personale con cui l'assessore Giorgi (F.I.), fondatore della Sagra della Sardella (come egli giustamente ama ricordare), il 2 giugno scorso ha celebrato la Festa della Repubblica Italiana. Dove? Nella sua bacheca facebook, ricopiando il post ufficiale del "Movimento Irredentista Italiano". L'assessore ci dice che «La nostra Italia» non è quella della Costituzione del 1946, ma quella visibile nella figura riprodotta qui accanto. «Nulla può dirsi concluso» - incita il post nell'Europa del 2019 - «Viva l'Italia Redenta» (notevole la sintonia con Tajani, no?). 

A chi Nizza, Corsica e Malta?

All'Italia dell'assessore comunale mi sono permesso di sovrapporre (in bianco) lungo l'arco alpino i confini della Repubblica Italiana [membro fondatore dell'Unione Europea; ndr]. Chi celebra "il Vate Soldato" aspira dunque, prima o poi, a riprendere alla Francia Nizza, Mentone e parte delle Alpi Marittime, coi Comuni di Tenda e Briga, l'Altopiano del Monginevro, Valle Stretta, Monte Thabor (qualche chilometro a nord-ovest del confine di Bardonecchia), i Colli del Moncenisio e del Piccolo San Bernardo. Ah, sì, alla Francia dovremmo prendere anche la Corsica. Dalla Svizzera invece l'assessore vorrebbe farsi mollare il Canton Ticino e le valli italofone dei Grigioni. Slovenia e Croazia dovrebbero retrocedere ai confini del 1924, lasciandoci Nova Gorica, l'alta Valle dell'Isonzo, la Valle del Vipacco, parte dell'Altopiano Carsico, tutta l'Istria, Fiume e le Isole del Quarnaro. «Nulla può dirsi concluso» finché non ci saremo ripresi tutta la Dalmazia con Zara, Sebenico, Spalato, Ragusa e le isole (più Pelagosa), togliendo alla Bosnia lo sbocco al mare, dove i cinesi hanno appena iniziato a costruire il lungo ponte, fino a tutte le Bocche di Cattaro (oggi Montenegro). Infine, ma a questo punto converrete che è poca cosa, Malta dovrebbe annichilirsi. 

Ma non è "complotto"

I soldati dell'ideale Tajani-Guerri-Dipiazza-Giorgi-D'Annunzio etc. non tessono un complotto. Credo si tratti di gesti tra il nostalgico e il patetico, che però traggono linfa dal medesimo humus decomposto e possono diventare dannosi. Mi riferisco alla fase presente in cui gli interessi di Trump e Putin convergono nell'aizzare i nazionalismi europei, che sono fatti apposta per dividere quel po' di UE che si era riusciti a costruire. Quanto alla nostra zona di confine, per seminare inimicizia in Europa c'è qualcosa di meglio che riesumare il Comandante, le sue sparate e la sua "Impresa", riattizzando le braci dell'irredentismo?


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