Cronaca

Processo al terrorista libanese, ennesimo rinvio: la Francia nega il videocollegamento

Il processo a Georges Ibrahim Abdallah è ripartito in tempi recenti dopo 40 anni dal presunto reato. Ora è stato rinviato al 6 giugno

Foto di repertorio: Aiello

TRIESTE - Il processo al terrorista libanese Georges Ibrahim Abdallah, ripartito in tempi recenti dopo 40 anni dal presunto reato, trova un nuovo impedimento: nell’udienza dello scorso 11 aprile il procuratore francese ha comunicato che, per una legge entrata in vigore in Francia nel gennaio del 2023, l’imputato non può comparire da remoto in videocollegamento, in quanto modalità vietata nei processi per gravi atti terroristici. Abdallah si trova infatti in Francia, dove sta scontando due ergastoli per il coinvolgimento in due omicidi di matrice terroristica. Il legittimo impedimento ha portato al rinvio per il prossimo 6 giugno e il fedayin ha fatto sapere che rinuncerà a comparire, sbloccando così il processo che, altrimenti, avrebbe visto riproporsi il rinvio per lo stesso motivo. Sarà invece letta una dichiarazione dell’imputato durante la prossima udienza.

Georges Ibrahin Abdallah, libanese di religione cattolica, è l’ex leader delle Farl (Fazioni armate rivoluzionarie libanesi), organizzazione armata rivoluzionaria di matrice marxista, ed è accusato di importazione di armi da guerra e materiale esplosivo per finalità terroristiche per fatti avvenuti a Trieste nel 1984. In quell’occasione era stato arrestato su un treno al valico di Opicina un diciannovenne che trasportava oltre sette chili di esplosivo al plastico. Il giovane era affiliato alle Farl e Abdallah, oltre ad essere stato la “testa” dell’organizzazione, è anche accusato di aver organizzato il trasporto.

Il processo sarà celebrato con il vecchio codice di procedura poiché i fatti sono precedenti all’entrata in vigore del nuovo, avvenuta nel 1989. Così dichiarano i difensori Antonio Cattarini e Jennifer Schiff: “Apprezziamo che l’imputato abbia deciso di rinunciare a comparire pur ritenendo che la Francia, negando il videocollegamento, abbia pregiudicato il diritto costituzionale alla sua partecipazione”.


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