Cronaca

A vela da Trieste a Hong Kong, il diario della prima settimana

Fabrizio Pizzioli e Matthew Hampton Wakelling stanno compiendo un viaggio straordinario dall'Adriatico alla Cina, navigando idealmente sulla via della Seta. "We sail the silk road" è il nome della loro impresa. Nell'articolo il racconto della prima settimana

Un tramonto spettacolare in Adriatico

Domenica 3 marzo 2018 Fabrizio Pizzioli e Matthew Hampton Wakelling sono partiti da Trieste in direzione Hong Kong, per un viaggio in barca a vela dal sapore dell'epica dei grandi viaggi del passato. In questo articolo avevamo fatto un po' il punto della situazione a qualche giorno dalla partenza, chiacchierando amabilmente con Fabrizio, imprenditore triestino che ha vissuto in Belgio, Regno Unito e Shangai. Come da accordi presi proprio con Fab, pubblichiamo il diario di viaggio della prima settimana, riprendendolo dal sito ufficiale dell'impresa. 

In barca a vela da Trieste a Hong Kong, un viaggio incredibile

5 marzo

Abbiamo da poco passato la penisola del Gargano e costeggiamo verso sud, a vista la Puglia. Navighiamo in acque tranquille, senza preoccuparci troppo del tempo. Mi sono accorto, con una certa sorpresa, che le giornate passano con una rapidità inaspettata. Sarà forse per il fatto che tutto è nuovo.

Oggi la mia giornata si è tinta di una gioia portata dal miracolo della tecnologia, che, con un colpo di vento rimbalzato sul satellite, ha depositato tutte le e-mail che non avevo ricevuto. La bussola a Trieste sembra ben puntata verso Nord; il faro della mia vita scandisce al ritmo che ormai conosco, i fasci luminosi che determinano la mia direzione. Wow che lusso. 

Mi brilla il cuore in questa giornata. Ieri non ho scritto. Non ci riuscivo. Ci siamo spostati verso Ovest avvicinandoci alle coste italiane per approfittare del vento le cui previsioni suggerivano più intenso, in prossimità della bella penisola. Ed eccoci accontentati con 20/25 nodi di vento, e la nostra Nemesis fila fino a sfiorare i 10 nodi fra le onde e la schiuma. WOW come dice Andreea; Voi non la conoscete ma è il più bel “wow” che uno possa sentire. 
Stupendo correre sulle onde, penserete come anch’io pensavo. No. È stato orribile.

L’inesorabile mal di mare ha attanagliato sia me che Matt, e in un momento le nostre facce sono diventate bianche. La bocca serrata, in un silenzio contrito che nascondeva gli sforzi di chi vuole vomitare, ma per secondo. Magra soddisfazione, ho vinto io. Solo alla sera, un liberatorio sporgermi dalla barca e rilasciare tutto quello che mi mancava, piangendo. Durante il giorno, ‘sto cavolo di mal di mare ti taglia le gambe e lo spirito; Vorresti fermare la barca per respirare.

Il gennaker mal legato è finito in acqua, sembra veramente di doverci mettere uno sforzo sovra umano per recuperarlo. Appena tirato su mi è uscito un “it’s like a rollercoster, except is not fun”. Ho dovuto aspettare sta mattina per vederlo ridere alla mia frase. Per fortuna la pesca è andata meglio. No, scherzo.

Durante le manovre di recupero del gennaker, la lenza si è impigliata nel timone. Se non altro liberando il timone ho potuto provare un certo grado di agilità, e sicuramente un senso dell’autoironia non da poco; Matt, che mi aiutava dall’alto mentre io mi sporgevo sotto di lui mezzo in acqua dal transom, vinto dall’ondeggiamento e senza alcuna volontà, (ma con una certa precisione balistica), mi ha centrato in pieno con un getto di vomito. La scena doveva essere delle più comiche, mi ha fatto talmente ridere che non potevo più reggermi e quasi finivo in acqua, sotto lo sguardo severo del nostro skipper. Era come ridere in chiesa, fra Matt che mi diceva “sorry, I will wash you clothes” e l’altro che guardava disapprovando. Non ce la facevo più dalle risate.

Caso chiuso, ripartiamo velocemente verso Corfù stanchi e demoralizzati; ognuno avvolto nel silenzio curandosi un po’ dell’altro, ma pensando in testa propria senza ricordare al motivo che ci ha spinti in questa avventura e ben consapevoli che non ci siamo ancora bagnati i piedi.

6 marzo

Dopo un breve riposo sul divano la guardia notturna mi tocca fra la mezzanotte e le tre. Nel buio della notte il vento si è calmato ed ha lasciato spazio a lunghe onde che alzano ed abbassano Nemesis, ma di cui non devo troppo curarmi. Fa freschetto e mi addormento a tratti al timone -abbiamo messo l’allarme sul radar in caso di barca sulla nostra rotta. Non c’è nessuno, solo un grande cielo stellato e sogni vividi che si manifestano quando chiudo le palpebre; c’è un bacio del mio amore così vero e caldo che mi consola.

Senza forze alle tre e mezzo mi abbandono al sonno vicino alla foto di Lucrezia mia figlia, Massimiliano mio figlio e Andreea il mio faro.

7 marzo

La prima volta che sono entrato in questo paese ho dormito accanto alla macchina, in uno dei parcheggi alla frontiera con la Macedonia, insieme a mio fratello Daniele. Credo fosse nel 2008. Siamo entrati al mattino un po’ guardinghi per le leggende e le dicerie, che forse avevamo mitizzato e a cui le news danno corda, per essere accolti sui passi montagnosi da una miriade di funghetti patrocinati da funghi più grandi sparsi fra le verdure di montagne aspre ma verdeggianti. I famosi bunker albanesi esistevano veramente ed i loro costruttori si sono rivelati, anziché un popolo di violenti e ladri, di una genia ospitale tranquilla e di piacevole compagnia con la quale ci siamo intrattenuti per qualche giorno.

Ora entro di nuovo in Albania ma questa volta dal mare. Si vede che non si aspettavano un’invasione da questo lato perché di bunker sulle montagne non se n’è visto neppure uno, o forse non c’era un pubblico che potesse ammirare queste opere brutaliste così sottovalutate. Ci limitiamo alle sole acque territoriali. Abbandonando l’Adriatico, ci avviciniamo velocemente a Corfù.

8 marzo

Una notte fantastica scandita da tre stelle cadenti ed altrettanti desideri. Abbiamo deciso di affrontare il viaggio in modo eco-friendly con prodotti che non inquinino e senza buttare rifiuti in mare. Stanotte questo approccio, a volte astratto e piccolo borghese, si è materializzato con l’inconfondibile richiamo di un delfino che è venuto a salutarci e giocare un po’ con noi.  Magnifico, il mare è vivo e noi siamo suoi ospiti! Vederlo in queste splendide creature non fa che riaffermare la nostra idea di mare e di viaggio.

Navigazione notturna

Sopra il pilota automatico, sotto il Vulcan 7, con il plotter delle mappe, il radar e l’AIS. Abbiamo un sistema di schermi che ci avvisa se un’imbarcazione entra nel raggio di 1 miglio nautico dalla barca. Onde sostenute, barca sbandata a 45 gradi, 14 nodi di vento e 8-9 nodi di velocità. Ma oggi si sta sdraiati in coperta, a testa in giù a prova di vomito. È tutto un altro vivere, così possiamo dedicarci alla vela e lasciare che i pensieri corrano. 
Al 4° giorno iniziamo ad essere dentro al viaggio. Stasera saremo a terra dopo quasi 90 ore in barca. Stiamo diventando marziani, stasera incontreremo dei terrestri.

Stiamo arrivando a Corfù e ci assale un profumo inebriante di fiori e piante, il profumo che così bene conosco e mi fa sentire a casa. “It must be a trick” dice Matt. And the romance is over. 


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