Fusione Rossetti-Css Udine, Cosolini dice «Si» tra i timori e le resistenze degli addetti ai lavori
9.41 - Consiglio Comunale dedicato al futuro dello Stabile Regionale: bagarre politica a margine degli interventi del presidente, direttore e rappresentante dei lavoratori. Sentiti anche i presidenti di Contrada e Css seduti tra il pubblico dei lavoratori del Rossetti
«Se il sindaco avesse detto un mese fa "ci limiteremo a essere un Tric (Teatro di rilevante interesse culturale, ndr) perché non vogliamo contaminazioni" allora i consiglieri di opposizione avrebbero proposto interventi inversi rispetto a quelli che hanno fatto poco fa. Noi intendiamo percorrere la strada del Teatro nazionale sia per il prestigio che questo comporta (naturale continuazione di quello che rappresenta il Politeama Rossetti adesso) sia perchè è sinomino di stabilità: è normale che il Ministero darà più fondi ai nazionali piuttosto che ai Tric. Non dimentichiamoci che nel 2012 lo Stabile ha rischiato la liquidazione coatta, per circa due milioni di euro di passivo, e quindi la perdita dei contributi del Fus (Fondo unico per lo spettacolo, ndr); cioè c'è stato il rischio di Verdi bis che, nonostante tutti dicessero "tutto bene", a causa di un buco di circa 26 milioni di euro ha chiuso da un giorno all'altro, con i dipendendi senza dispendio. Questa fusione e la sua programmazione vanno affrontate senza demagogia: lo stesso presidente del Css ha accettato di entrare in un progetto che vede lo Stabile come punto di riferimento. Essere un ente aggregatore dovrebbe essere l'obiettivo di un capoluogo di regione. Detto questo, anche in risposta agli interventi del presidente Budin, il direttore Però e la rappresentante dei lavoratori, vorrei dire che il tempo degli approfondimenti è molto limitato e ricordo che ci sono dei rischi».
Siamo partiti dalla fine, dall'intervento del sindaco Roberto Cosolini in merito alla fusione tra Politeama Rossetti e Css di Udine, perchè ha spostato l'ago della bilancia dalla posizione di equilibrio tra il "si" e il "no", mantenuta per circa 2 ore e mezza, decisamente verso il "si, questo matrimonio s'ha da fare" (citando il consigliere Rovis). Infatti tutti gli interventi precedenti, in particolare quelli del presidente dello Stabile Milos Budin, il neo direttore Franco Però e la rappresentante dei lavoratori Ilaria Lucari, avevano fatto intendere che nulla ancora era deciso, inquanto le verifiche del caso e le incertezze in merito al decreto Franceschini che rivoluziona il panorama teatrale nazionale al momento non permettono di inquadrare perfettamente la situazione.
Però, rispondendo a Rovis sui "musical", ha chiarito anche che «lo scopo del Teatro Stabile è quello di produrre prosa e quindi le risorse (economiche e di personale) devono essere impegnate per questa finalità. È chiaro poi che il Rossetti, vista la sua struttura, farà anche musical. Assolutamente non rinunceremo alle ospitalità. È verissimo che questi spettacoli hanno portato spettatori in più: ma quanto portano via alle produzioni? Non dimentichiamoci che c'è un passivo di 2 milioni».
Tra gli ospiti, visto che in campo ci sono anche dei posti di lavoro, c'erano dei rappresentanti di tre sigle sindacali: Cisl, Cgil e Uil. Tutti e tre i delegati hanno manifestato la preoccupazione per la loro esclusione dai tavoli che fin'ora si sono susseguiti, auspicando un incontro nel momento in cui dalle parole si passerà ai fatti.
Conclusi gli interventi degli ospiti, addetti ai lavori, si è passati alla bagarre politica. Si sono susseguiti gli interventi di esponenti di maggioranza e opposizione. Il primo a parlare è stato Marino Andolina (Federazione della Sinistra) che ha posto un'ottima domanda che però non ha potuto ricevere risposta: «Se il matrimonio non portasse a diventare nazionale, cosa succederebbe se la fusione portasse a un tric (che in inglese vuol dire bidone)?». Alessia Rosolen (Un'Altra Trieste) ha sottolienato come «La Regione ha appena approvato una legge sulla cultura che non tiene minimamente conto di questo decreto. Qual è il ruolo della regione quindi? Sembra che si vada a tentoni, mancano i dati, mancano le alternative».Marino Sossi (Sel) ha auspicato che si torni a parlare di questa fusione a "bocce ferme": «In campo solo domande. Quanti sono le risorse in campo dietro questo decreto. Dovremo assolutamente ritrovarci. Il governo come sempre scarica i costi sugli altri enti».
Piero Camber (Forza Italia) ha accusato la «Politica che ancora una volta ha dimostrato di essere ben distante dalla realtà. Budin dice che le verifiche sono in corso. La politica (Pd e Franceschini), Serracchiani e Grim, Cosolini e Honsel dicono "cosi va fatto". C'è un chiaro gioco politico dietro». Anche Michele Lobianco (Lobianco Impegno Civico) accusa il Partito Democratico perchè «questa scelta è già fatta ed è una scelta politica, della Regione matrigna che da tanto al Friuli. È questa la mia paura, che cosa sarà di noi una volta che la fusione sarà completa se questa è la direzione? Ci stiamo addentrando in un ginepraio dal quale non ne uscirà male il Css, bensì il Rossetti». Claudio Giacomelli (Gruppo Misto) ha chiesto che «a decidere siano i tecnici. Io posso comprendere la presidente Serracchiani che guarda al bene della Regione, ma credo che lo stesso punto di vista regionale non debba essere quello del sindaco e della giunta di Trieste. Dobbiamo capire il limite tra il miglioramento del Rossetti e il salvataggio di altre realtà friulane. La politica faccia un passo indietro».
Più cauto il consigliere Alessandro Carmi (Partito Democratico) che ha chiesto di «attendere l'esito delle verifiche e delle riunioni in ministero prima di parlare». Contrario a questa tesi Everest Bertoli (Forza Italia) che ritorna sul campanilismo: «Abbiamo una cosa che funziona bene, che ci invidiano tutti, e vogliono portarcela via. Chi ha detto che il Rossetti ds solo, anche senza essere nazioanle, non possa reggere la concorrenza. Capisco Honsel e Serracchiani che vogliono fondere il Rossetti e il Css, quello che comprendo meno è come mai questo progetto abbia trovato appoggio nel sindaco Cosolini. Io sono convinto che non ci siano vantaggi per il Rossetti. Il presidente del Css ha chiarito quali sono le ragioni di loro interesse, mi rendo conto che se la fusione non andasse in porto avrebbero dei problemi».
Alla fine di questi interventi, che avrebbero lasciato la vicenda sospesa nell'incertezza, c'è stata la risposta del sindaco Roberto Cosolini, che ha chiarito come secondo lui l'unica soluzione sia quella della fusione.