Cronaca

In un anno oltre 8000 persone in fila per un aiuto, il report della Fondazione Luchetta

E' stato presentato questa mattina il rapporto annuale del Centro di raccolta Elide, struttura gestita dallo storico sodalizio in via Valdirivo. Daniela Luchetta: "Numeri impressionanti che testimoniano come il centro sia diventato un punto di riferimento". La "stoccata" alle politiche migratorie: "Non sappiamo ancora cosa succederà con la crisi turco-siriana, dipende da cosa farà questo governo con i migranti"

Una donna al Centro Elide di via Valdirivo (foto Aiello)

TRIESTE - Numeri "impressionanti" che testimoniano come a Trieste ci sia un "ritorno alla povertà". E' stato presentato questa mattina il report annuale del Centro raccolta Elide, struttura gestita nel capoluogo regionale dalla Fondazione Luchetta. Nel 2022 sono stati oltre 16 mila gli accessi registrati, dati dalla passaggio di più di ottomila persone negli spazi dell'associazione in via Valdirivo. Un fenomeno che è trasversale nella società triestina e che coinvolge 71 nazionalità diverse. Non solo stranieri, nella lista di chi si presenta al Centro, bensì anche italiani e triestini. Accessi che, secondo quanto affermato dalla presidente della Fondazione Daniela Luchetta, confermano come la struttura di via Valdirivo sia diventata "punto di riferimento per chi vuole aiutare e per chi chiede aiuto". 

I numeri del 2022

La maggior parte delle persone che accedono al Centro sono donne. Si tratta del 56,6 per cento sul totale, dove invece troviamo il 43,4 per cento rappresentato da uomini. "L'età media - così Gabriele Zvech, direttore operativo - è di 41 anni. Per quanto riguarda le donne parliamo di un'età media di 45 anni, mentre per gli uomini è di 35". Il record di accessi si è verificato nei mesi di novembre e dicembre, complessivamente poco meno di 4400 presenze. "In questo periodo - questa la spiegazione data durante la conferenza stampa - le richieste maggiori sono state di coperte, lenzuola e sacchi a pelo, dovute alle temperature invernali e alle molte persone che in città dormono all'addiaccio". Dal punto di vista degli orari di accesso, le persone arrivano al Centro principalmente nel pomeriggio. 

Le tante storie

Sui senza fissa dimora costretti a dormire in strada non ci sono numeri precisi, ma la Fondazione parla di un dato tra le 150 e le 200 persone. Soprattutto migranti e richiedenti asilo che rimangono fuori dal sistema di accoglienza triestino, saturo e sotto pressione come conferma anche il servizio che TriestePrima aveva realizzato all'interno dei magazzini abbandonati del Porto vecchio. Il report, come sottolineato da Zvech, è "una lente d'ingrandimento sulla società, che dà purtroppo la misura dell'aggravamento della situazione di disagio economico in città". Marino Michelazzi, volontario e coordinatore del Centro, ha voluto porre l'accento sulle tantissime storie che si celano dietro la richiesta di aiuto. "Mohammed, Ahmed, ma anche Maria, donne ucraine, giovani pachistani, persone provenienti dalla Georgia o dal Kosovo, come pure dalla Serbia, dalla Romania, dal Bangladesh e dal Senegal".

La crisi turco-siriana

Un vero e proprio mappamondo del bisogno che ancora non sa cosa succederà nei prossimi mesi, con la prevista ondata migratoria dai territori devastati dal terremoto in Turchia e in Siria. "Bisognerà capire come si muoverà questo governo nei confronti dei migranti - ha specificato la Luchetta - e come si evolverà la situazione nei luoghi terremotati". La presidente poi non ha risparmiato una stoccata alle istituzioni locali. "Avevano annunciato che avrebbero fatto qualcosa per risolvere la questione di chi è costretto a dormire in strada, ma alla fine mi sembra che non è successo niente. Come sempre, se non accade qualcosa di tragico l'opinione pubblica non si smuove. Penso che sarebbe bello se i ragazzi di oggi si svegliassero e iniziassero a contestare le cose che non funzionano su questo tema. Sarebbe un motivo reale e giusto per farsi sentire". 


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